Madda Davolio/Paese Nostro

Abbiamo iniziato a marzo i primi colloqui con Daniele Segre e i suoi collaboratori per ospitare a Cavriago gli allievi della Scuola Video Documentazione Sociale “I Cammelli” di Torino per lo stage finale, per svolgere l’ esercitazione video-fiImata del corso 1997 che avesse per tema: “come nacque il Cinema Teatro Nuovo nel 1950- 51”.
La storia di donne e uomini di un intero paese, che in un anno hanno ragionato insieme, hanno trovato il terreno, fatto il progetto, costruito materialmente il “cinema teatro” (nel film viene definito un tempio) con pochi soldi e tanta voglia di fare, di raggiungere l’obiettivo deciso insieme, realizzando un miracolo in quegli anni difficili, ma anche oggi in tante situazioni potrebbe essere considerato un miracolo. Ci sono nel film alcune parole che ricorrono spesso: miseria, antifascismo, ricostruzione, riconciliazione, bisogno di lavoro ma anche capacità di lavorare (Guidetti dice come il padre gli insegnò a mettere i mattoni), battaglie politiche dure ma anche grande rispetto delle diversità degli avversari (c’è posto per tutti meno che per i fascisti); battaglie sindacali: di operai e operaie, di fabbriche che non ci sono più, partecipazione, volontà di esserci, di fare la propria parte in una grande impresa. Ma c’è anche la grande voglia di divertirsi, di ballare, di cantare, di andare al cinema, di vedere il mondo al di fuori dei confini di una intera generazione, di un popolo che usciva da una guerra devastante, che voleva partecipare alla ricostruzione civile di una comunità. Abbiamo ritenuto fosse importante ripercorrere quella storia, quegli anni, raccontarla con i volti e le voci, il modo di parlare il dialetto di Cavriago, colorito e simpatico. dei protagonisti.
Questi protagonisti all’inizio si sono presentati con un po’ di timidezza, di timore, superati poi di gran lunga dalla soddisfazione di raccontare i fatti, ricordare sentimenti, vivere i begli anni della giovinezza, della libertà riconquistata, delle grandi aspettative, dei sogni, delle speranze, degli ideali che li univano, tutto questo tenuto insieme dalla loro simpatia, dalla loro vivacità, ritrovate dopo tanti anni, in compagnia di vecchi amici per ricordare insieme fatti personali dentro a pieno titolo in un grande fatto collettivo.
In quella settimana di aprile di quest’anno nel girare il film i protagonisti si sono commossi, si sono divertiti, si sono stancati (2-3 ore sul palco in piedi immobiIi con un mattone in mano, ballare il boogie woogie, cantare con quel fumo che irritava gli occhi e la gola); noi che sbirciavamo i lavori in corso ci siamo commossi e divertiti con tutti loro, ma credo che il risultato raggiunto, i 35 minuti di pellicola che Daniele Segre ci ha consegnato siano un grande, semplice, dolce capolavoro. Abbiamo riscoperto che ricordare è utile, che la memoria collettiva delle nostre radici è importante, per riuscire a capire meglio l’oggi, quello che ci succede intorno, ad apprezzare le nuove conquiste fatte in questi ultimi 50 anni, ma a renderci conto che lungo la strada abbiamo perso qualcosa. Forse ci dimentichiamo troppo spesso di ascoltare quelli che ci stanno intorno, non abbiamo tempo per pensare, ci preoccupa di più l’avere piuttosto che l’essere. Il messaggio più profondo che possiamo trarre da “Pareven furmìghi”. che travalica i confini di Cavriago, a sicuramente quello di dirci che anche in quei momenti di grandi difficoltà economiche, una intera comunità, la nostra, ha deciso che il primo e più importante investimento era per la cultura, non la chiusura egoistica a risolvere ognuno per proprio conto i propri problemi, ma mettersi insieme, costruire insieme un luogo per ritrovarsi, per stare insieme, per riconoscersi e stimarsi, costruire le basi di una convivenza civile che allora come oggi è la pia grande ricchezza. Ma c’è un altro aspetto che abbiamo scoperto durante la lavorazione del film: il rapporto magnifico istaurato dai nostri anziani con gli allievi della Scuola, con giovani che provengono da diverse realtà, da Cagliari, Pisa, Torino. Tanti si interrogano sul malessere giovanile, la difficoltà dei rapporti tra le generazioni è un grande problema dei nostri giorni, la volontà di non ascoltare più le storie del passato, che conviene dimenticare, perchè considerato da tante parti ormai un inutile fardello; a fronte di tutto c’e un piccolo, piccolissimo episodio dove si e reso possibile il crearsi di sentimenti di stima, fiducia reciproca; un lavoro comune di giovani e vecchi spalla-spalla, faticoso, ma anche molto divertente; il clima era quello straordinario dei giorni di festa, i nonni e i nipoti che si raccontano e si ascoltano. E’ una piccolissima esperienza, non penso che tutto questo possa essere considerato più di quello che è stato, certo io credo che la vita è anche potere fare delle belle esperienze, ricche di profonda umanità e di sentimenti veri. Credo che forse anche qualche giovane di Cavriago oggi sappia più di ieri come e perchè a Cavriago c’e Multisala Novecento. Forse in mezzo a quei volti di Pareven furmìghi ha riconosciuto sua nonna, o una persona che vede passare per strada o sul sagrato. e forse può anche pensare che quel vecchio ha davvero fatto qualcosa di importante, di utile nella sua vita. C’e un filo che lega Ia storia raccontata all’oggi quotidiano, il più importante è sicuramente il fatto che il Cinema Teatro “Casa del Popolo” oggi c’e ancora, meravigliosamente rinato come Multisala Novecento, che ancora oggi ad aprire quelle porte sono degli uomini e delle donne che volontariamente spendono parte del loro tempo libero qui. Le motivazioni di oggi sono sicuramente, per molti, diverse da quelle di quegli anni, ma ci sono e sono forti. Qui tutti i giorni c’e chi fa funzionare Multisala Novecento, dal Comitato di gestione ai tanti volontari e con risultati fantastici, nel primo anno di riapertura 59.241 persone in 257 giornate di apertura. La strada percorsa fin qui ci permette oggi di avere nelle nostre mani materiali eccellenti: Pareven furmighi, ma anche Me g’era e Cinescuola e Ia mostra Lavori in corso. Stiamo gia lavorando con il contributo degli enti patrocinatori (Regione, Provincia, Sindacato) perchè tutto questo materiale possa essere visto, discusso e ragionato in altre sedi. Prima di tutto scuole e centri di aggregazione degli anziani. Fare il film, trovare le persone che hanno saputo farlo bene è solo l’inizio di un lavoro culturale che pensiamo sia giusto continuare a fare. Cavriago è un paese piccolo, ma è da sempre un paese vivace, ricco di fantasia e di iniziative. Qui la politica culturale ha radici profonde da lungo tempo. lo credo che un piccolo contributo il progetto culturale legato a Pareven furmighi lo abbia dato.